Mangiare Sano

venerdì 18 dicembre 2009, 16:44

Alimentazione ed Alzheimer

Il ruolo della dieta nel controllo della malattia di Alzheimer



La malattia di Alzheimer (demenza senile), che colpisce oggi in Italia circa mezzo milione di persone, è una patologia degenerativa del sistema nervoso legata all’età, la cui incidenza, a causa del progressivo prolungamento della vita media, è destinata ad aumentare drammaticamente negli anni a venire.

 

Ed è proprio per contrastare questa drammatica tendenza, che la ricerca scientifica sta cercando di studiare nuovi modi per prevenire e controllare (oltre che curare) questa malattia invalidante.

 

La malattia di Alzheimer è una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale, dell’encefalo in particolare, che si manifesta con un progressivo deterioramento della memoria e delle funzioni cognitive, fino a sfociare, negli stadi più tardivi, nella perdita completa del controllo sulle funzioni corporee.

 

Attualmente, l’unico mezzo disponibile per ritardare la progressione della malattia è la diagnosi precoce. Negli stadi iniziali, infatti, la malattia può essere efficacemente controllata (anche se non curata) con l’impiego di farmaci specifici, quali gli anticolinesterasici e gli antagonisti del recettore NMDA per il glutammato. La ricerca si sta tuttavia indirizzando verso lo studio di nuove strategie per combattere la malattia, soprattutto attraverso un corretto regime dietetico.

 

Le ricerche effettuate fino ad oggi indicano che il ginkgo bilboa, la vitamina E, la lecitina e la fosfatidilserina (componenti delle membrane cellulari dei neuroni) potrebbero svolgere un ruolo importante nella prevenzione della malattia di Alzheimer, anche se ulteriori studi sono necessari per definirne esattamente il meccanismo d’azione (soprattutto del ginkgo bilboa) e confermarne l’efficacia.

 

Particolarmente promettenti ai fini della prevenzione e del trattamento dell’Alzheimer sembrano essere inoltre l’acido docosaesaenoico o DHA, un acido grasso della serie omega-3 molto rappresentato nelle membrane cellulari dei neuroni, e la uperzina-A, un alcaloide estratto da una pianta cinese (Huperzia serrata) che agisce da inibitore naturale delle colinesterasi.

 

Anche per questi composti, tuttavia, sono ancora necessari studi a lungo termine per confermarne l’efficacia.

 

Chiara De Carli



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