Tè nero, ruolo chiave nell'abbassamento della pressione?

Uno studio condotto in un'università australiana ha dimostrato l'esistenza di una correlazione tra l'assunzione assidua di tè nero e cambiamenti nei livelli di pressione sanguigna

Il consumo di tè nero favorirebbe l’abbassamento della pressione sanguigna: questo il risultato di una ricerca condotta dalla University of Western Australia e capitanata dallo studioso Jonathan M. Hodgson della Scuola di Medicina e Farmacologia della suddetta facoltà.

Lo studio ha previsto la partecipazione di 95 uomini e donne, consumatori regolari di tè nero, e con pressione sistolica media (ovvero la massima) tra 115 e 150, i quali sono stati divisi in due gruppi equivalenti in quanto a genere, età e peso dei componenti.

A metà dei partecipanti sono state fatte bere tre tazze di tè nero al giorno per sei mesi, mentre l’altra metà ha invece assunto per lo stesso periodo di tempo un placebo dal sapore simile contenente però caffeina: alla fine dello studio, per gli ultimi non erano stati riscontrati cambiamenti nei livelli della pressione sanguigna, mentre coloro che avevano assunto tè avrebbero sperimentato una riduzione tra 2 e 3 punti nella massima e di circa 2 punti nella minima.

Alcuni ricercatori hanno spiegato che l’assunzione di tè nero migliorerebbe l’attività delle cellule endoteliali, il cui malfunzionamento provocherebbe invece cambiamenti nella pressione sanguigna, mentre altri sostengono che ad essere determinante nel tè nero sarebbe la presenza di flavonoidi, i quali aumenterebbero il tono dei vasi sanguigni e ridurrebbero sia il peso che il grasso addominale di chi li assume.

Un ulteriore passo avanti, quindi nella lotta all’ipertensione, tra le cause principali di infarti e altre patologie cardiache e non.

Andrea Proietti